'Phono Emergency Tool' (2005) - recensioni:
Beautiful Freaks
27/05/2008
Dopo quasi tre anni di distanza dal loro disco d’esordio, i Phono Emergency Tool ci stupiscono inviandoci un mini cd-r di sei brani. Ottima occasione per capire il suono di questo power trio emiliano. Adrenalina a corrente alternata! Vi basterà “Close your mind” per rivivere le scosse adrenaliniche di quel Fuzzy Logic che fece dei Super Furry eroi dell’anti-folk. Il suono di questi PET rimane però impassibilmente pop, nell’accezione UK del termine s’intenda. E Quando le atmosfere s’inerpicano nel sanguinoso trip Psych. i polsini della band rimangono allacciati e nell’aria aleggia un aroma pregiato di melodia 60’s. “Strange Woman, Strange Men” è un brano che mi riporta dritto allo stupore nell’ascolta dei Gomez all’esordio. Un finto vuoto che si colma per un istante e risucchia a sé milioni di note rigurgitate. Quell’alchimia saltellante che stanca mai! (Tum)
Tum
Radiostar.it
08/10/2007
Incontri geniali Credo di esser stato fortunato ad incontrare tra le tante proposte questo gruppo che è riuscito a caricarmi di fantasia. Una ricerca comunque un po’ fastidiosa perché qui in Radiostar di brani postati ce n’è appena uno e solo due link a video, mentre ho potuto scavare molto nel loro sito. Probabilmente ancora acerbi, ma sicuramente con una genialità tutta propria che riorganizza sonorità vecchio stile e nuove visioni con brani davvero intelligenti ed abbastanza unici. Già una loro piccola discografia composta da due uscite, una nel 2003 “Soniche Avventure Vol. VIII” ed una nel 2005 “phono emergency tool”. Un gruppo che si fa sentire e che stupisce per i suoni ormai fuori tempo ma che con gli appropriati arrangiamenti, riescono a smuovere le emozioni. Bella la voce e come è usata, quasi mai sola comunque, tutto il gruppo partecipa in armonia accompagnando la voce in interessantissimi accompagnamenti che riempiono quel vuoto che solitamente lascia un trio, riuscendo nell’insieme in un unicità particolare. In realtà è tutto semplice semplice, anche gli strumenti potrebbero essere ancora quelli dei fratelli maggiori, ma la particolarità è che c’è qualcuno che ancora ne sente il loro fascino addosso e se ne fa complice. Il pelo nell’uovo: Si nota in alcuni brani ancora una non precisa strada, quasi un perdere un attimo di vista quello che più in generale potrebbe riassumerli. Per quanto quello che fanno non necessiti in assoluto di suoni troppo elaborati, anzi, a volte c’è una presenza troppo pressante delle chitarre, che a mio parere andrebbe leggermente ridimensionata studiandone sia il suono che l’effettistica. Conclusioni Credo che questo sia uno di quei gruppi che con ancora un po’ di esperienza ben confezionata farà davvero cose molto interessanti. Comunque manca di almeno un buon video costruito a dovere su qualche brano, magari BRAND NEW FRIEND o BROKEN BONES, da poter far girar bene su Radiostar TV, i brani si prestano a tantissime idee per costruire davvero un prodotto completo e molto interessante
Sergio Ursita
Musicalnews.com e Fanzine.net
03/10/2007
Xtc, Eels, Beatles shakerati in salsa psycho (quella che amano le sbarbe della bassa) per un trio che non ama vedere le bimbe piangere: il loro e' un progetto chiaro e limpido, apprezzato in diversi eventi live. Partiamo dal dire che si tratta della classica formazione a tre e che due sono fratelli: gia' questo vi permette di fare riferimenti e paragoni con le band che hanno attraversato la storia del rock degli ultimi 50 anni, basandosi su line-up di questo tipo. Poi aggiungiamo il fatto che indubbiamente i P.E.T. (acronimo di Phono Emergency Tool) riescono ad avere diversi occasioni per esibirsi live, occasioni tutte conquistate con le loro mani, come dimostrano anche gli articoli che gli abbiamo dedicato su queste pagine: anche il rapporto con la stampa specializzata sembra buono, anche se nessuna rivista (telematica o cartacea) ha mai gridato al miracolo per questo loro demo dell'anno scorso! Nemmeno noi lo facciamo, ma non perche' ipercritici nella composizione dei brani o nell'analizzare il progetto musicale che sta dietro, ma per il semplice fatto che il demo comincia ad essere datato e nel frattempo i Phono Emergency Tool hanno maturato le loro vibre e poi questo demo manca di un buon mixing e mastering: le 16 mini canzoni che lo compongono hanno quasi tutte il concetto intrinseco di canzone, ma su tutte ci sembra di poter dire che If I just lose control, I'd rather be a mosquito, Digger Doo, Broken bones e Goblin little lover sono di un gradino superiore e You're gonna cry potrebbe gia' essere un hit radiofonico. Tutte comunque dimostrano che la lezione brit pop e' stata assimilata, ma che la band e' gia' in grado di non emularla in modo pedante, ma rinfrescandola con un po' di allegro Lambrusco e l'amore per la propria landa bolognese, brumosa quanto basta. Questa la loro formazione ed i relativi recapiti: Andrea Sgarzi andrea@phonoemergencytool.it Sandro Sgarzi sandro@phonoemergencytool.it Marco Lama marco@phonoemergencytool.it
Giancarlo Passarella
Rockit
02/10/2007
Il primo pezzo sembra una ballatona degli Stone Temple Pilots: ma è un falso indizio. Il secondo pezzo sembra un midtempo sbarazzino dei Blur era "The Great Escape": è la pista giusta. Con il minutaggio il trio emiliano espone l'impostazione populista-sognante dei jingle jangle alla Beatles, le mossette sbilenche degli XTC, schitarrate primi Radiohead e ancora po' di retorica da highway americana (soprattutto nell'impostazione del cantato): oltre 40 anni di storia della musica UK imparati a memoria che si riflettono in quasi un'ora di gustosi arrangiamenti e canzoni pop centratissime. Ma a questi sedici brani manca proprio un tocco di spregiudicatezza e ingenuità per risultare vincenti: suonare così precisi e studiati a volte porta ad essere freddi e poco coinvolgenti. Peccato, perchè un gruppo dalle buone potenzialità come i PET potrebbe dare molto di più. Sono certo che il tempo porterà consiglio e neanche uno sbadiglio. (02-10-2007)
Mario Panzeri
www.virtualradioshow.com
26/06/2007
This is a very cool Band with a great sound. Nice acoustic guitar work although it could have a better recording quality, (what couldn't) but the contrast between the electric is very tasty. This number is well balanced and performed with terrific vocals. They work well together for sure and I guess they must flip their audience when they're doing it live. They remind me a bit of the Legendary British Band ‘Family' but with a modern sound.
Nokia Trends Lab Contest (www.nokiatrendslab.it)
29/05/2007
Per una serie di inclinazioni personali del recensore su cui non mette conto riportare in questa sede mi suonano affini questi Phono Emergency Tool. Diciamo che il colpo vincente consiste nella scelta di utilizzare la parola “compilazione” al posto del suo meno interessante corrispettivo inglese “compilation”. In generale, parlando di musica, nella sezione band si è riscontrata una grande omogeneità alle varie nicchie contemporanee dominanti con addirittura alcune punte di sanremese qua e la. Fa eccezione il citazionismo consapevole di questo gruppo – che, sulla base di un ascolto limitato come può essere quello di un pezzo in streaming – sembra avere le potenzialità per reggere forse un ep. Mezzo va… Consigli – dettati di nuovo da inclinazioni personali più che da competenze (odio gli esperti): la voce mi piacerebbe ancor meno caratterizzata, meno cercata.
Massimo Coppola
SentireAscoltare.it
08/03/2007
Emiliani, attivi dal 2003, i Phono Emergency Tool sono un trio dedito a certo pop-rock con evidenti complicazioni Pavement e Radiohead prima versione, le chitarre che distorcono tra l'emo e una sanguigna psych seventies, argute tastiere allenate alla post-modernità. Senza contare una certa verve in cortocircuito tra vaudeville e country che scomoda spesso e volentieri l'afflizione trasognata dei Grant Lee Buffalo e malmostosi fantasmi Eels. Naturalmente, in questo omonimo EP – sedici tracce per una cinquantina di minuti - c'è dell'altro: per completare il carosello di suggestioni/soggezioni non si può non citare la pervadente nostalgia Beatles (Brand New Friend è in pratica una Drive My Car lo-fi), un pizzico di poltiglia Nirvana e un non so che di sbrigliatezza Gomez. Ora, so bene che cotanto pout pourri spiazzerà il lettore, ma l'aroma complessivo è ben miscelato, una ferma personalità unifica le tracce, sta sul pezzo col piglio e la padronanza di chi ne ha masticata tanta e può permettersi di zompare a piacimento, spacciando con disinvoltura sbruffoneria col fuoco al culo (You're Gonna Cry) e languori aciduli (Breaking My Shell), accenni robotici (Safe) e arguzie funky (Digger Doo). Naturalmente, c'è dell'altro. Però mi fermo qui. (7.1/10)
Stefano Solventi
Fuaie - n. 27 - Onde Sonore
01/03/2007
La rivista non esiste più. Al più presto verrà inserito l'articolo completo. Scusate per l'inconveniente
Massimo Sannella
"Brand new friend" su Radio Attività 8
18/02/2007
Il brano è perfetto, nessun commento negativo ci sentiamo di esprimere per un simile lavoro di alta classe. Si distingue tutto in modo trasparente e il mix non riserva brutte sorprese. Brano dal sapore Beatolsiano cantato in inglese, dalle riprese microfoniche, equalizzazioni, compressioni accurate e piacevoli anche da chi non possiede orecchio per notare queste sfumature sull'audio, caratteristiche che distinguono un suono casalingo da un lavoro professionale. [in onda con il programma RadioAttività su RadioWebStereo 18/2/07]
PrincipioAttivo.org
SonicBands
05/01/2007
Il pop intelligente di Phono Emergency Tool non convince quanto e come dovrebbe. La voce di Andrea Sgarzi scimmiotta un po' troppo i vari losers che hanno costellato la storia recente della musica yankee: dagli scanzonati Pavement di Malkmus al Beck più eclettico di Odelay. Le melodie ci sono (The Stars Of The Incapacity ha un ritornello degno dei migliori Killers) ma la voce di Andrea a volte sconfina nello stonato (Breaking My Shell), ed è un peccato. Non mi si fraintenda: il bel canto non è un requisito fondamentale per fare della buona musica, ma questo non è un motivo valido per biascicare in un inglese a tratti improbabile. L'indubbia orecchiabilità di alcuni brani (I'd Rather Be A Mosquito e Brand New Friend) dovrebbe spingere i P.E.T. ad essere più autocritici. Tuttavia, essendo Phono Emergency Tool uscito quasi due anni fa, c'è da augurarsi che l'attività live abbia aiutato il trio emiliano a limare il proprio sound e a correggere gli inevitabili peccati veniali che un debutto porta sempre con sé. Adil
Adil Mauro
kdcobain.it
04/01/2007
L'indie rock proposto da questo trio bolognese è pervaso palesemente da un approccio rock'n'roll che sembra formare la base per le divagazioni blues ed alternative rock che si riscontrano nello stile. Dopo la prima apparizione sulla compilation "Soniche Avventure VIII", i Phono Emergency Tool autoproducono il loro primo album con sonorità che si rifanno alle band inglesi come i primi Radiohead e i Gomez, ma anche ad un certo appeal americano di artisti quali Beck, Eels e Pavement. L'impronta inglese è quindi una costante di questo disco che però non si adagia solo al brit-pop ma reinterpreta il sound britannico post-beatles, facendolo proprio senza scadere in scelte banali, anzi sempre accattivanti, grazie a melodie orecchiabili. Brano più americano del disco è "Broken Bones", dove esce l'anima più ruvida della band e dal quale emergono ascolti più alt-rock. Sono tanti i brani che sono stati raccolti nel tempo e racchiusi in questo disco, ben 16 tracce sempre in bilico tra rock e pop, che coinvolgono in un ascolto disimpegnato e divertente. Da "Cruel to you" a "Them", passando per "Breaking my shell" e "Goblin little lover" il disco non perde mai di intensità, e amministra le emozioni tra momenti acustici e momenti più rock. Un ottimo lavoro quello dei Phono Emergency Tool, di cui speriamo presto qualcuno si accorga.
Nicolò
Emotional Breakdown
11/12/2006
Ad un anno di distanza dalla sua uscita mi trovo a commentare questo disco self titled dei Phono Emergency Tool, realtà italiana che almeno nel nostro paese ha già ottenuto diversi riconoscimenti tra concorsi, festival e quant'altro. Esordio autoprodotto su lunga, anzi lunghissima, distanza, con 16 tracce di abbordabile pop britannico che mescola senza troppe remore l'eredità beatlesiana ed una sensibilità più marcatamente contemporanea. La formula, va detto, non è delle più originali, pur spostando costantemente il fuoco tra i vari punti di riferimento della band, Eels e Beck su tutti. Suona dannatamente inglese, il che non è, almeno nell'opinione di chi scrive, necessariamente un bene se si parla di un gruppo italiano. Sembra tutto riportato, riscritto, in qualche modo già sentito nella sua versione migliore. Qualche visione in stile primi Radiohead e frammenti di psichedelia regalano un po' di freschezza al lavoro, sebbene superata la boa di metà cd, si abbia l'impressione di aver sentito tutto quello che c'era da sentire. Arrangiato e registrato molto bene, suonato senza pecche dai tre componenti, l'album è decisamente easy listening, gradevole e immediato. Purtroppo, la quasi totale assenza di ardore compositivo lo relega nel calderone dei prodotti dimenticabili, almeno per coloro che, per dichiararsi soddisfatti, esigono un tocco di personalità in più.
Mattia Luchetta
Brand new friend su Indiepop.it
13/11/2006
Si cambia il titolo della rubrica in “brittipopup” con il pezzo dei Phono Emergency Tool, “Brand New Friend”, in perfetto stile brit-pop, e il loro brano è di quelli che risultano subito orecchiabili e fanno rimbalzare la testa davanti allo schermo del pc (si...è così che ballo), per quanto a fine pezzo mi chiedo se il tutto non sia un po' datato...ma tant'è...sarà britalian pop? [da www.indiepop.it/indiepopup.htm]
Francesco di Indiepop
Music Underground
04/11/2006
Phono Emergency Tool - "Phono Emergency Tool" Autoprodotto 2005 I "Phono Emergency Tool" realizzano il loro primo album con un' ottima autoproduzione, a partire dalla registrazione, fino alla grafica e all'artwork. Tutto molto curato e dettagliato. In questo album d'esordio presentano 16 tracce tutte di buon livello, dimostrando una prolificità compositiva non indefferente e una buonissima tecnica. I "Phono Emergency Tool" sono semplicemente tre, chitarra, basso e batteria (+ voce ovviamente), propongono un pop-rock sulla scia dei Beatles in primis, ma che trae ispirazione anche da altre band inglesi come Radiohead, Pavement, Beck, Oasis e Blur. Ascoltando i "Phono Emergency Tool" sembrano anch'essi una band inglese di qualche anno fa, sentendo i brani mi viene da pensare che con l'ltalia c'entrano poco e niente. La loro attitudine è veramente beatlessiana, sia per quanto riguarda i suoni, i cori, le voci, la versatilità e tutto il resto. Tutti i 16 brani sono orecchiabili con motivetti che si stampano nella mente già dal primo ascolto. Sicuramente i ragazzi hanno puntato sulla commercialità del loro prodotto, seguendo dei canoni già standardizzati, evitando la sperimentazione e l'improvvisazione. Unica caratteristica che esce un po' dagli schemi del brit-pop proposto dai "Phono Emergency Tool" è quel pizzico di durezza creato dalle chitarre distorte che contraddistingue alcuni brani e che sembra provenire direttamente da Seattle. In conclusione il disco è molto omogeneo, orecchiabile, ben suonato, ben registrato, un buon lavoro d'esordio per i "Phono Emergency Tool" che pongono le basi per l'inizio di un'avventura musicale che gli darà sicuramente molte soddisfazioni. Contatti: www.phonoemergencytool.it www.musicunderground.org Copyright 2006 - www.musicunderground.org - All right reserved
Musicity.org
05/08/2006
[voto 3,5] Un disco che sembra non aver nulla a che fare con l’Italia: a partire dal nome, i Phono Emergency Tool sembrano arrivare dalla prolifera e “musicalmente avanti” Inghilterra, terra dove sicuramente avrebbero avuto già maggior successo, ma del resto si sa, in Italia la slita è molto più dura e piena di trappole. Ognuno dei 16 brani (sono tanti per un cd d’esordio…) ricorda perfettamente i gruppi che la band nomina come riferimento: Beck, Pavement, Eels e Gomez sono quelli che risaltano maggiormente tra i vari elencati. Le canzoni son tutte orecchiabili con motivi cantabili, nel complesso si potrebbe definire un disco molto leggero e dal facile approccio. Sembra quasi pensato per essere ‘rotato’ nei canali musicali. Il disco è suonato ed arrangiato davvero molto benee la qualità sonora è all’altezza del prodotto. Solo una pecca ha questo disco, e credo si sia capito già prima: manca di originalità. Dopo le prime tre canzoni, tuto diventa prevedibile e sembra di stare a sentire un disco di uno degli artisti già citati in precedenza. Questo è sempre il primo passo, quindi da questo si potrà andare sicuramente migliorando.
aerock
LosingToday
05/05/2006
Il pop inglese di ieri è di oggi è la principale matrice sonora del trio emiliano dei Phono Emergency Tool qui all'esordio. La selezione è di quelle abbondanti: sedici tracce che dovrebbero bastare ed avanzare a fornire un'esauriente panoramica della proposta musicale del trio composto dai fratelli Sgarzi (voci, chitarra e basso) e dal batterista Marco Lama. L'ampiezza delle selezione porta il classico alternarsi di momenti convincenti e parentesi meno riuscite. Il catalogo dei riferimenti del trio emiliano non è dei più originali: senza andare troppo a ritroso nel tempo, si potrebbero citare Blur e Radiohead, in entrambi i casi nelle versioni più datate. In aggiunta qualche accento ruvido e qualche pennellata psichedelica, tanto per rendere un pò meno uniforme il sapore delle varie portate. Alla fine, quello dei Phono Emergency Tool è il classico disco d'esordio, che pur non evitando la sensazione di già sentito, e quindi un'adesione fin troppo evidente ai modelli di riferimento, riesce nell'intento di mettere in luce le già discrete capacità del gruppo. MARCELLO BERLICH
Marcello Berlich
"Broken bones" su www.1su1000.it
28/04/2006
1° E bene al primo posto questa settimana una canzone doc. Una canzone di cui vado matto. L'avevo notata subito quando è stata inserita nel nostro repertorio. Io la considero una classica canzone da viaggio… Hei! Non fraintendetemi, intendevo da viaggio in macchina! Si, mi farei centinaia di km con una canzone del genere! Carissimi visitatori, ho il piacere di annunciarvi che la numero 1 di questa settimana con 91 downloads è: “Broken Bones” dei Phono Emergency Tool! Un saluto da Franz e alla prossima!!!
6° posto: Perde cinque posizioni e non è più la prima della classe. Tuttavia rimane uno dei pezzi più belli e ascoltati! La classe non è acqua, e questi signori di classe ne hanno da vendere! Al sesto posto, i PET con BROKENS BONES
6 novembre 2006
3° posto: era il lontano aprile quando BROKEN BONES entrava in classifica per la prima volta… ed ora… sono felicissima di congratularmi di nuovo con i bravissimi PET!
Franz/Bono
Freequency Anno IV - numero 3
07/04/2006
PHONO EMERGENCY TOOL Vengono da Bologna, sono solo in tre, ma hanno alle spalle una lunga esperienza. L'EP in inglese dei Phono Emergency Tool, tratto dall'omonimo album datato 2005, è infatti l'espressione di una maturità compositiva che viene da lontano, frutto di sicura cultura musicale. La scia in cui si inseriscono parte inequivocabilmente dal secondo periodo beatlesiano, passando per gli XTC, fino ad arrivare all'odierno Beck. Qialità raffinatezza, ricercatezza, il tutto espresso da soli tre elementi in grado di ricavare dalla loro esiguità strumentale alchimie affascinanti e mai banali. Parola d'ordine: distinzione. www.phonoemergencytool.it [da http://www.freequency.it/outsiders.htm, aprile 2006]
Freequency Magazine
"Broken Bones" su www.indiepop.it
01/04/2006
4) Phono Emergency Tool - Broken bones. Come dei Bayan (ormai sapete chi sono vero?) un po' più ruvidi, americani e rettilinei con svisatine. Questo pezzo in particolare sembra a chiunque (ad esempio me, quando fingo) d'averlo ascoltato mille altre volte, ma sempre con piacere. Classico classico classic (psych)rock. Impeccabile formalmente. www.phonoemergencytool.it [da www.indiepop.it/indiepopup.htm]
Alessandro di Indiepop-up
Rocksound N. 91
01/12/2005
panna
Corino (primissima recensione)
12/07/2005
bene. è arrivato il momento di commentare il famigerato ciddì! inizio subito dalle cose 'nì' (sono poche e considerate che il sottoscritto lo ripeto è un gran rompicoglioni): . safe la battera elettronica alla 'streets of philadelphia' con i vetri rotti. quando il pezzo parte con lama va da iddio ma quell'inizio boh mi ha lasciato un pò così. niente di grave per l'ammorediddio! . 'i'd rather be a mosquito'. andrea! okkei beck è bravo ma non devi soffrire di complessi d'inferiorità hai fatto un pezzo alla beck meglio di beck. E' UN GRAN PEZZO. è quello che mi lascia di stucco! la vocina filtratina mezza urlata/strascicata lasciala a lui che è al seicentesimo album e ha finito tutti i trucchi! [ 'ehi! dust brothers! io vi pago per produrmi l'album! basta con le ciambelleeeee! dundio! venite qui! cosa facciamo su sto pezzo? mettiamo una slide scordata flangerata poi la riverberiamo analogicamente? in odelay cosa abbiamo inventato? non ricordo più..... aaaahh! vocina filtratina io urlo dentro sto megafono poi lo passiamo in un bel distorsore e via che si va! tanto chi cazzo se ne accorge! sono o non sono beck hansen? è il mio marchio di fabbrica!' ] (si capisce che l'hansen mi sta sui coglioni ultimamente? si è capito?) mosquito-curiosità-potrei-sbagliarmi: sbaglio o è remixata rispetto alla versione originale della compilazio? finite le rotture di cazzo passo ai pregi: . suona bene fluido senza grossi 'stacchi' tra un brano e l'altro. (a parte il mio ciddì che su broken bones salta nei primi 15 sec. avete fatto apposta eh? mi ritorna tutto! a forza di criticare ecco quello che succede). pregevole qualità di scrittura (questa l'avevo letta in una recensione dei dEUS. suonerà bene? 'pregevole qualità....') non c'è una vera caduta che sia una. . corino conosce bene il repertorio dell'andrea e (quasi) niente di quello del sandro. male! dietro alla lavagna brutto testone che non sei altro! cruel to you e digger doo spaccano. i primi due ascolti ti rimangono lì appesi e non capisci bene poi si appiccicano nella testa. come i pezzi del moulding primo periodo. . lama pulito come non mai. poche pugnette e via. incisivo e preciso. . le chitarre dell'andreino. molti suoni tutti azzeccatissimi e mai fuori dal contesto. singoli da fare uscire nell'ordine: broken bones / digger doo / brand new friend un saluto dal vostro sbuzzato fetiz. non odiatemi vi voglio bene.
Corino